Quest’anno 2020 era per noi iniziato sotto i migliori auspici: l’Azienda è solida e il portafoglio di ordini già acquisiti faceva immaginare un anno molto positivo.
Poi dalla metà di febbraio ci sommerge lo tsunami del coronavirus.
Certo non eravamo preparati ad una evenienza del genere, sia sul piano sanitario che sul piano psicologico. Da oltre un mese cantieri chiusi, lavoratori in cassa integrazione, città e strade vuote, aerei a terra, musei e chiese chiusi, turismo lockdown, come tutto.
L’emergenza ha messo in evidenza carenze strutturali in ambito sanitario e problemi nella gestione delle decisioni sia sul piano nazionale che internazionale.
E’ curioso osservare, inoltre, che mentre noi ci ammaliamo il nostro mondo guarisce: è diminuito radicalmente l’inquinamento atmosferico. Sarà un caso?
La crisi ha però anche fatto emergere sensibilità e sentimenti di solidarietà sociale per certi versi sorprendenti, abnegazione, voglia di riscatto, ottimismo, innovazione, consapevolezza che anche la nostra salute dipende dalla salute dell’ambiente nel quale noi viviamo.
Tutto ciò fa sperare che, una volta fuori dall’emergenza e nonostante il grave dissesto economico, il nostro Paese saprà risollevarsi e mettere in campo una rinascita che è possibile, per determinazione e comunanza di intenti, solo dopo prove drammatiche e dolorose come questa.
Ma quale lezione trarre da questa vicenda?
La prima è che dalle crisi nascono grandi opportunità.
Abbiamo più volte ribadito le necessità della prevenzione, che vale sia in ambito sanitario come in quello della conservazione dei beni culturali e della protezione dell’ambiente.
La carenza di risorse dovuta anche alla crisi economica richiede un cambio di paradigma: la prevenzione piuttosto che l’intervento a guasto. La necessità di mettere in campo le migliori intelligenze e le buone pratiche volte al monitoraggio e alla esecuzione di interventi di manutenzione costanti e proseguiti nel tempo, che consentano la migliore conservazione e un importante risparmio di risorse economiche, di rifiuti e di energia.
Ma l’attuale emergenza sanitaria ha anche portato in primo piano la centralità della tecnologia e del digitale: app e strumenti software in ambito sanitario, della sicurezza, della comunicazione per il controllo a distanza, per il lavoro e le lezioni scolastiche da casa, per tenere vivi i rapporti umani anche da remoto, per fare comunità nonostante il distanziamento sociale.
È molto probabile che, dopo questa drammatica esperienza, il digitale pervaderà ancor più le nostre vite e probabilmente potrà consentire anche una riduzione dell’inquinamento e la dispersione di energia.
Ci chiediamo allora quando e quanto le strumentazioni digitali coinvolgeranno anche un’attività così “analogica” come il restauro, ancora fatta di mani sapienti e materiali tradizionali.
Perché accanto al lavoro manuale, al recupero dei saperi e delle tecniche del passato, è ineludibile la necessità di un processo evolutivo del settore che sappia coniugare gli obiettivi etici e metodologici della conservazione con le tecnologie moderne e i prodotti più innovativi che la ricerca scientifica e tecnologica è in grado di offrire.
Ancor più oggi, sotto a la spinta di questa crisi che apre indubbiamente verso nuove opportunità.
Cerchiamo di immaginare, infatti, come l’”Internet delle cose”, con le sue enormi potenzialità, sia in grado di supportare un ambito operativo che richiama fortemente la tradizione, come quello dei Beni Culturali e della conservazione.
Alcuni dei temi sui quali confrontarsi potrebbero essere:
- digitalizzazione delle informazioni e comunicazione;
- supporto in cantiere per la gestione dei problemi con strumentazioni mobili;
- telepresenza in cantiere e supporto da remoto;
- sensoristica e monitoraggio a distanza.
Ci farebbe piacere aprire un dibattito e un confronto con scienziati, studiosi, tecnici informatici, restauratori, progettisti, ma anche con visionari, pensatori … con chiunque, insomma, possa aiutare a traguardare oltre il momento presente per immaginare il futuro, cosicché l’Annus Horribilis si tramuti in Annus Mirabilis.