Per la rubrica Conoscere Milano, oggi vi raccontiamo la storia del Teatro dei Filodrammatici, a pochi passi dalla Scala, su cui abbiamo lavorato qualche anno fa.
Nel 1796 esisteva a Milano il Collegio dei Nobili – una istituzione per l’educazione dei giovani eredi delle famiglie patrizie milanesi, fondata dal cardinale Carlo Borromeo e, in seguito, passata ai gesuiti e successivamente ai barnabiti – nella quale era presente un piccolo teatro. Il collegio fu soppresso in quell’anno dal generale Bonaparte.
Nello stesso anno un gruppo di filodrammatici, la “Compagnia dei Giovani Repubblicani”, inviò una petizione al nuovo comandante militare, chiedendo l’assegnazione del teatrino, e costituendosi come ‘Società del Teatro Patriottico’ per recitare ‘pièces démocratiques’, adeguate allo spirito dei tempi.
Nel 1798, a seguito dei nuovi assetti politici, i barnabiti ripresero possesso del Collegio e la Società del Teatro Patriottico dovette lasciare il teatro per poi riottenerlo, ma collocato nella sconsacrata chiesa dei Santi Cosma e Damiano alla Scala.
Il disegno di trasformazione della chiesa fu affidato a Giuseppe Piermarini (1734, 1808) il quale produsse uno schizzo sulla base di un precedente lavoro di Leopoldo Pollak (1751, 1806). Destituito il Piermarini dalla carica di ‘Architetto di Stato’, nel 1798, l’incarico del progetto passò a Luigi Canonica (1762, 1844) che ancora una volta si basò sulle idee proposte da Pollak.
Il Teatro venne inaugurato il 21 dicembre 1800 e le spese furono coperte grazie alla sottoscrizione di soci e di simpatizzanti, all’intervento della Repubblica Cisalpina, del Comune di Milano e dalla vendita delle campane della chiesa.
Canonica realizzò un teatro di circa 1.000 posti, con quattro ordini superiori in forma di logge invece della consueta suddivisione in palchi.
Con l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Re d’Italia, nel maggio 1805, la ‘Società del Teatro Patriottico’ prese il nome di ‘Accademia dei Filodrammatici’ ed aggiunse una scuola d’arte drammatica. Vi recitavano, come attori dilettanti, anche Vincenzo Monti, Carlo Porta e, forse, Ugo Foscolo, che fu, comunque, socio. Gli spettacoli si tenevano normalmente di venerdì, giorno di chiusura della Scala.
L’edificio venne più volte ristrutturato: nel 1848 dall’architetto Besia, professore a Brera, che si occupò principalmente degli interni. Successivamente il Teatro venne restaurato, ancora nel 1885, su progetto di Giovanni Giachi e quindi nel 1904, con un significativo intervento degli architetti Laveni e Avati, i quali sostituirono la vecchia facciata in laterizio, iniziata ma mai portata a termine, nelle forme liberty ancor oggi conservatesi, basandosi sul progetto del Giachi del 1885.
Nel 1923 il teatro venne nuovamente rinnovato. Nel 1936 la sala venne trasformata in cinematografo.
A seguito dei bombardamenti aerei del 1943 e 1945 il Teatro dei Filodrammatici riportò danni ingenti e si salvarono solo i muri perimetrali. Nel giugno 1964 l’incarico del progetto di una nuova ristrutturazione fu affidato all’arch. Luigi Caccia Dominioni (1913, 2016). Il progetto era diretto a ricavare la sala teatrale a 9 metri sotto terra e riservare lo sviluppo superiore a un palazzo per uffici, oggi di proprietà di Mediobanca.
Il piano terra è riconducibile al tema della galleria pubblica, segno costante degli interventi del Caccia Dominioni nel centro di Milano, dove le diverse destinazioni d’uso sono affrontate con la sua nota attenzione ad interpretare al meglio la tradizione milanese.
Prima dei restauri, foto di Marco Introini
Dopo i restauri, foto di Marco Introini