L’arte del restauratore richiede un ingegno speciale, che non è certamente comune, perché di rado gli artisti abili e di rinomanza si sono dedicati a questo genere di lavoro.
Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, Restaurare, in Dizionario storico di architettura, 1832
Questo post sarà molto diverso dai miei soliti testi, non vi racconterò di edifici, di restauri, di cantieri, ma, piuttosto, vorrei parlarvi della vita di cantiere ed, in particolare, del mestiere del restauratore.
Credo che ci siano idee fuorvianti su cosa o come sia il mestiere del restauratore. Credo che, per certi aspetti, venga “idealizzato”, come se chi restaura fosse sempre seduto comodo con un minuscolo pennellino in una mano, tavolozza e acquerelli nell’altra e passasse la giornata a dipingere sui muri, sulle tele o chissà su quale altro materiale.
Nell’immaginario comune è così. Ve lo assicuro.
Tuttavia, il mestiere del restauratore non è questo, ma è qualcosa, a mio parere, di molto più interessante, faticoso, affascinante, creativo, meticoloso, complicato….
La prima volta che sono salita su di un ponteggio, uno dei nostri restauratori mi disse che nel nostro mestiere passi tre quarti del tempo ad aspirare polveri e, forse, il resto del tempo con un pennellino. Ovvio no? Se si parte dal presupposto che restaurare significhi conservare ciò che è rimasto, il passaggio logico per comprendere che una buona pulitura è la base di un buon intervento di conservazione mi sembra molto semplice. Ebbene sì, è così: dovreste cominciare ad immaginarvi il restauratore con in mano l’aspirapolvere o una spugna, o una wishab…
Vi posso assicurare che si fa grande fatica in cantiere. Le operazioni di restauro richiedono un grande sforzo, ma, danno anche tante soddisfazioni. Ecco sì, è un mestiere che dà davvero molte soddisfazioni, anche immediate. Quando passi una wishab, o aspiri la polvere accumulatasi nel tempo e scopri le meraviglie che erano rimaste nascoste, magari per anni, cominci a provare emozione di fronte alla bellezza del manufatto che stai toccando e dello stesso lavoro che stai facendo. E allora sopporti la fatica, la polvere, il dolore alle ginocchia o alle braccia perchè ti rendi conto che il tuo lavoro è importante, fondamentale per poter ridare alle persone, alle città, alle comunità il loro monumento.
E’ un mestiere anche molto affascinante, che richiede tanta pazienza, precisione e minuziosità. Ma richiede anche molte abilità nella risoluzione dei problemi e degli imprevisti che, ogni giorno, possono accadere in cantiere, oltre che una grande conoscenza della chimica dei materiali, della storia dell’arte e delle tecniche pittoriche, poichè sì, il restauratore usa spesso anche il pennellino.
E’ un mestiere ancora fortemente legato al mondo artigianale, tutto si fa con le mani e con l’esperienza: nel breve periodo che ho passato in cantiere ho potuto constatare che questa, l’esperienza appunto, è il principale strumento di decisione affinchè un restauro, una volta compiuto, risulti ben fatto.
L’esperienza è anche quella che ti aiuta a superare la paura di sbagliare. Il restauratore ha una grande responsabilità nei confronti dell’oggetto su cui lavora, poichè questo ha una sua storia che va conservata e protetta. Una volta che si è compiuto un errore, che si è cancellata una traccia del tempo, non si può tornare indietro, sarà eliminata per sempre.
Insomma, è certamente un lavoro interessante e stimolante, anche se, a volte, comporta tanta fatica.
Spero di essere riuscita, con questo breve testo, a trasmettere la nostra passione per un’attività che coltiviamo da molti anni e che ci ha permesso di venire a contatto con “oggetti” di straordinario valore culturale ed artistico.