Oggi vi accompagnamo in un luogo meraviglioso, nel cuore di Milano: Via degli Olivetani 6. Si tratta di una casa dei primi del novecento, le cui facciate sono decorate a graffito. Nel video qui sotto vi mostrerò che cosa stiamo facendo per conservare queste decorazioni. Prima, tuttavia, vorrei fare una precisazione:
Che cos’è un graffito?
Giorgio Vasari ne ‘Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani’ la descrive così:
‘Hanno i pittori un’altra specie di pittura, ch’è disegno e pittura insieme, e questo si domanda sgraffito e non serve ad altro che per ornamenti di facciate di case e palazzi, che più brevemente si conducono con questa spezie e reggono alle acque sicuramente. Perché tutti i lineamenti, invece di essere disegnati con carbone o con altra materia simile, sono tratteggiati con un ferro dalla mano del pittore. Il che si fa in questa maniera: pigliano la calcina mescolata con la rena ordinariamente, e con la paglia abbruciata la tingono di uno scuro che venga in mezzo colore che trae in argentino, e verso lo scuro un poco più che tinta di mezzo, e con questo intonicano la facciata. E fatto ciò e pulita col bianco della calce di travertino, la imbiancano tutta, et imbiancata ci spolverano su i cartoni, o vero disegnano quel che ci vogliono fare. E di poi agravando col ferro, vanno dintornado e tratteggiando la calce, la quale essendo sotto di corpo nero, mostra tutti i graffi del ferro come segni di disegno … E questo è il lavoro, che per essere del ferro graffiato, l’hanno chiamato i pittori sgraffito.’
E’ una tecnica di decorazione parietale, detta anche sgraffio. L’etimologia del termine deriva dal greco γράφειν (gráphein) che significa “scrivere”. Lo sgraffio si ottiene con la sovrapposizione di due o più strati di intonaco, il primo solitamente più scuro, sormontato da un secondo di tonalità più chiara. Sullo strato più esterno (detto tonachino e composto da grassello di calce e polvere di marmo), quando ancora bagnato, veniva inciso il disegno tramite utilizzo di appositi ferri, che risultava, così, formato dalle parti scoperte degli strati più interni. (Enc.Treccani).
La storia di questa tecnica è molto antica: veniva, infatti, utilizzata già in epoca classica, prima per la decorazione di ceramiche, poi per abbellire le facciate di case e palazzi. Ebbe un ruolo importante per il Rinascimento Italiano, l’Art Noveau francese e belga e per il movimento Art & Craft inglese.